il restauro degli affreschi di Vigoleno: far rivivere il Medioevo

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Il progetto di restauro degli affreschi, prendeva in esame tutti i frammenti di dipinti murali ad affresco che sono presenti sulle pareti interne della Pieve di Vigoleno, dai vari frammenti del periodo quattrocentesco ai frammenti presenti nel lato destro della controfacciata del XVIII sec.

Un po di Storia

In prossimità delle mura orientali all’interno del borgo fortificato di Vigoleno, frazione di Vernasca, si trova la pieve di San Giorgio, un monumento romanico ben conservato e di primario interesse anche per il prezioso contesto medievale nel quale è inserito. L’intero borgo, di forma elissoidale, è racchiuso da imponenti mura merlate e si distingue per l’eleganza delle sue forme e per l’integrità dell’impianto castrense. La chiesa di San Giorgiof u edificata intorno al XII secolo, e può essere considerata come uno degli esempi di architettura romanica sacra più importanti del piacentino, .

L’architettura della Chiesa

La struttura interna della pieve ha un impianto basilicale a tre navate con copertura a capriate. Essa appare molto sobria, austera e suggestiva in quanto integra in molte delle sue forme originarie. All’interno troviamo quattro coppie di maestosi pilastri in pietra coronati da capitelli scolpiti di epoca romanica dove risaltano prevalentemente motivi vegetali o figure differenti come sirene, uomini e draghi in lotta tra loro. Sono presenti anche alcuni resti di affreschi tardo-gotici sulle pareti, su qualche pilastro (come ad esempio l’affresco di San Benedetto visibile sulla terza colonna di sinistra e ascrivile al 1427) e nella conca absidale dove è ripreso il tema della lunetta all’ingresso con San Giorgio che uccide il drago. Il dipinto, a vivaci colori, è attribuito ad un ignoto maestro locale del XV secolo.

localizzazione dei dipinti ad affresco

localizzazione dei dipinti ad affresco

Il Restauro degli affreschi

Verificato che i dipinti murali avevano già subito un restauro in anni precedenti, è stato preso in esame lo stato di fatto osservando un generale degrado visivo delle opere pittoriche. Il degrado era  dovuto al deposito di materiale incoerente che si era accumulato dall’ultimo intervento ad oggi. In modo particolare il frammento con La Madonna del Latte appariva sensibilmente annerito e offuscato, molto probabilmente da fumo di candele che la devozione popolare aveva alimentato in questi anni.

Diverso è il caso degli affreschi nel Catino Absidale dove un infiltrazione di acqua piovana aveva accellerato un degrado diffuso dell’intonaco dipinto e dell’intonaco a neutro: una causa secondaria del degrado vistoso anche ad occhio nudo è stato l’utilizzo improprio di una malta con forte presenza di sali solubili.

L’intervento di restauro degli affreschi si è focalizzato sulla loro pulitura, ed in particolare cercando di rimuovere il Paraloid B 72 steso nel precedente restauro. Il paraloid B 72 si era alterato, causando un ingiallimento diffuso dei colori. Nei casi di depositi compatti e molto aderenti, si è proceduto mediante applicazione di compresse di polpa di cellulosa imbevute con miscela di sali inorganici. Risciacquo con acqua deionizzata.

Nel caso particolare della zona del catino absidale, dove erano evidenti efflorescenze saline, si è intervenuti all’estrazione dei sali solubili con impacchi di polpa di carta imbevuta di acqua deionizzata. in seguito il restauro degli affreschi è proseguito con l’integrazione pittorica delle parti degradate.

Dino Molinari è un restauratore d’arte e decoratore d’interni che opera abitualmente nelle province di Piacenza, Parma e Cremona. Il suo è un mestiere complicato che necessita grande competenza; lui vi si dedica nel suo laboratorio fondato nel 1998 a Cadeo (Piacenza). Tra colori, pennelli e spatole si combinano sapientemente l'amore per la riscoperta e il ripristino delle condizioni di opere antiche.

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